Quando i produttori del film decisero di portare sul grande schermo un personaggio come quello di Superman, avevano già presenti le difficoltà a cui avrebbero dovuto fare fronte. Una sceneggiatura di circa 400 pagine piena zeppa di scene infarcite di effetti speciali non sarebbe stata una passeggiata. I Salkind (Alexander e Ilya, rispettivamente padre e figlio) e Pierre Spengler, produttori della pellicola, sapevano però che prima o poi ci sarebbero però riusciti.
Dopo aver scelto il regista Guy Hamilton, sostituito successivamente con Richard Donner (I Goonies, Arma letale, Lady Hawke, S.O.S. fantasmi) per questioni relative a fatti fiscali, la produzione si dedicò a capire come poter realizzare in maniera credibile tutte le meraviglie che Superman era in grado di fare e ci si concentrò, in particolare, sul volo.
Quella del volo fu la primissima questione da affrontare. Se non fossero infatti riusciti a rendere credibile che un uomo è in grado di volare, ogni altro effetto sarebbe stato di fatto inutile.
La chiave di volta fu rappresentata da Colin Chilvers (supervisore creativo e regista) il cui compito fu proprio quella di trovare un’espediente concreto alla questione volo. In precedenza erano state già fatte diverse prove come quella di utilizzare un paracadutista vestito da Superman con un paracadute nascosto sotto il mantello oppure l’utilizzo di un pupazzo radiocomandato da controllare a distanza ma, sebbene si trattasse di soluzione ad effetto, queste non avevano soddisfatto i produttori.